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In questo articolo andiamo a capire quali sono le principali spese di acquisto di una seconda casa, dalle spese notarili alle imposte, compresa l’IVA, fino alle tasse sul mantenimento dell’immobile.
Rispetto all’acquisto di una prima casa i vantaggi fiscali saranno ovviamente minori, ma la tassazione prevista per l’acquisto di una seconda casa cambierà anche a seconda che l’immobile venga acquistato da un privato oppure da un’impresa. Vediamo nel dettaglio.
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Per concludere la compravendita della seconda casa è necessario preventivamente percorrere un iter ben preciso, che comincia dalla verifica dell’immobile. Una volta stabilito che questo è privo di ipoteche, in regola con le norme edilizie e in buone condizioni si può avanzare una proposta d’acquisto.
Se accettata si va a sottoscrivere il preliminare d’acquisto, contenente dettagli fondamentali come il prezzo pattuito, la caparra e la penale. In un giorno stabilito dalle parti si fissa il rogito, con la conclusione della compravendita davanti al notaio.
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Nel caso di un acquisto da privato le tasse si compongono in tre parti:
Mentre se l’acquirente è un’impresa edile soggetta ad IVA le prime due salgono a 200 € ciascuna e l’imposta di registro diventa al 10% (22% nel caso di immobili di lusso).
Queste tasse di acquisto sulla seconda casa vengono applicate quando l’immobile in questione non corrisponde all’abitazione principale per uso abitativo. Anche le case vacanza e gli altri immobili da investimento rientrano in questa casistica, così come le ville con parco o giardino e gli immobili signorili.
Nel caso di acquisto da privato non c’è da pagare l’IVA sulla seconda casa, mentre le imprese e i costruttori pagano un’IVA del 10%; che sale al 22% sempre nel caso di immobili di lusso.
La scelta del notaio è libera e spetta all’acquirente, essendo quest’ultimo a sostenere le spese notarili, salvo accordi diversi presi con il venditore.
Le spese notarili comprendono, oltre al pagamento delle imposte che il notaio riscuote per conto dello Stato, l’onorario, a cui si deve aggiungere l’IVA al 22% e la tassa per l’archivio nazionale notarile, nonché le somme dovute a titolo di rimborso per le spese sostenute dal notaio per l’espletamento di tutte le verifiche ipotecarie e catastali.
L’onorario può variare in base a diversi fattori, tra cui la zona e il prezzo dell’immobile. Il notaio potrebbe decidere di avvalersi di un coefficiente moltiplicatore corrispondente alla difficoltà dell’atto, ma vigendo il principio di libera concorrenza, non è obbligatorio. In media un onorario oscilla tra i 1500 e i 2000 €.
Per legge comunque un notaio, come tutti i professionisti, ha il dovere di fornire un preventivo al cliente che ne richiede le prestazioni, in modo che chi deve acquistare un immobile possa fare le sue valutazioni.
Vediamo adesso le tasse relative al mantenimento della seconda casa, una volta che questa è stata acquistata.
L’IMU, sigla che sta per Imposta Municipale Unica, è legata alla proprietà o al possesso dell’immobile, si calcola in base ad aliquote e parametri comunali. L’aliquota base è di 8.6‰ della rendita catastale, ma le amministrazioni comunali possono decidere di alzarla fino al 10,6‰.
Nel caso che l’immobile sia dato in comodato d’uso gratuito ad un parente di primo grado, si può usufruire di una riduzione del 50% sulla base imponibile.
La TARI è la tassa sui rifiuti, il suo importo dipende da diverse variabili: ogni comune può applicare la sua tariffa secondo parametri quali superficie calpestabile dell’immobile, numero degli occupanti, periodo di riferimento, quote fisse e variabili.
Un immobile va a sommarsi al reddito imponibile del proprietario, con però una sostanziale differenza se l’abitazione è sfitta oppure affittata e a seconda della sua ubicazione.
Nel caso di casa sfitta ubicata nello stesso comune dell’abitazione principale, le imposte da pagare saranno pari al 50% della rendita catastale, con una rivalutazione del 5% aumentato di ⅓.
Mentre se la casa sfitta si trova in un comune diverso dall’abitazione principale l’unica imposta dovuta sarà l’IMU.
Su una casa affittata in regime di cedolare secca, il reddito di locazione viene tassato al 10% per i contratti a canone concordato, mentre quelli a canone libero al 21%.
Nel caso di casa affittata in regime ordinario il ricavato della locazione verrà sommato a tutti i redditi percepiti durante l’anno e l’aliquota dipenderà dallo scaglione di reddito in cui si rientra.